Keramesse è un nome di fantasia, foneticamente vicino al francese kermesse utilizzato per indicare le festa patronali settentrionali e per estensione le aggregazioni celebrative animate di vivace partecipazione . Kera dal greco kera-mos richiama la terra, l’argilla per suppellettili da cuocere e per cuocere la messe, il raccolto che si fa pietanza e sostentamento. In questo set rivivono le forme della tradizione mediterranea a partire dalle volute sinuose del tipico mesob africano fatto di paglia intessuta strutturato in un sistema modulare intercambiabile a sviluppo verticale, che si propone come centro d’aggregazione totemica. Come nel tajine magrebino per la preparazione di stufati la terracotta smaltata di forma circolare può essere utilizzata per preparare gli alimenti e mantenere il calore in modo diretto o attraverso il vapore. In questa interpretazione contemporanea delle forme archetipe ritornano le più recenti soluzioni per le impagliate o servizi da letto già diffuse in epoca medievale come dono alle partorienti a compenso dalle fatiche del parto. L’impagliata Toscana già diffusa in Italia a partire dal medioevo etimologicamente, si riferisce in tutta probabilità all’uso di allestire i giacigli, i materassi, e i cuscini sui quali venivano partoriti e sistemati i neonati, e le neo-mamme, con la paglia. Entrando a far parte della migliore tradizione dell’arte nei centri produttivi vocati alla produzione ceramica, questi articolati servizi, assumono una propria identità, caratterizzata da più pezzi che generalmente prevedevano un piatto-vassoio, una fondina, un piatto piano e uno cavo a rovescio e una tazza da brodo con coperchio. L’evoluzione contemporanea dell’oggetto proposto risente delle interpretazioni novecentesche delle manifatture Richard Ginori di Laveno disegnate da Antonia Campi e delle soluzioni proposte da Franco Bucci per Laboratorio Pesaro, oltre alle ultime proposte essenziali di bento il contenitore per pasti fuori casa utilizzato in Giappone dove predominante è la funzione e la praticità d’uso. La componente più prettamente narrativa è espressa questo attraverso il ribollire dello smalto che segna piccole effervescenze superficiali che muovono la superficie creando una naturale tensione che vuole alludere al dinamismo delle relazioni che legano chi prepara e chi consuma il cibo.
Keramesse è un nome di fantasia, Kera dal greco kera-mos richiama la terra, l’argilla per suppellettili da cuocere e per cuocere la messe, il raccolto che si fa pietanza e sostentamento.
In questo servizio rivivono le forme della tradizione mediterranea, a partire dalle volute sinuose del mesob il tipico contenitore africano fatto di paglia intessuta. Strutturato in un sistema modulare intercambiabile a sviluppo verticale, Keramesse si propone come centro d’aggregazione. Come nel tajine magrebino per la preparazione di stufati, di forma conica, realizzato in terracotta smaltata, può essere utilizzato per preparare gli alimenti e mantenerne il calore. In questa interpretazione contemporanea le forme archetipe convivono con le più recenti soluzioni per le impagliate o servizi da letto già diffuse in epoca medievale come dono alle partorienti a compenso dalle fatiche del parto. L’impagliata toscana, già diffusa in Italia a partire dal primo medioevo, etimologicamente, si riferisce in tutta probabilità all’uso di allestire con la paglia i giacigli sui quali venivano partoriti e sistemati i neonati e le neomamme. Entrando a far parte della migliore tradizione dei centri produttivi vocati alla produzione ceramica, questi articolati servizi, assumono una propria identità, caratterizzata da più pezzi che generalmente prevedevano un vassoio, un piatto piano e una fondina a rovescio e una tazza da brodo con coperchio.
L’evoluzione contemporanea dell’oggetto proposto risente delle interpretazioni novecentesche delle manifatture Richard Ginori di Laveno disegnate da Antonia Campi e di alcune soluzioni utilizzate da Franco Bucci in alcuni dei suoi lavori, oltre alle ultime proposte essenziali di bento, il contenitore per pasti fuori casa utilizzato in Giappone dove è predominante la praticità d’uso. La componente più prettamente narrativa è espressa attraverso il ribollire dello smalto segnato da piccole effervescenze superficiali che muovono la superficie creando una tensione che vuole alludere al dinamismo delle relazioni che legano chi prepara e chi consuma il cibo.
Materiali: piano scarti seriali materiali: ceramica foggiata al tornio, smalto a primo fuoco.
Dimensioni: 500mmx 250mmx500mm?).
Benzima 2012©